La voce degli “attori” della scuola. La didattica individualizzata

In questo momento di emergenza è fondamentale raggiungere tutti gli studenti, utilizzando qualsiasi mezzo a nostra disposizione.

Oggi ha condiviso con noi la sua esperienza Sabrina, insegnante di scuola primaria in Torino

Ogni giorno scopriamo qualcosa insieme ai nostri studenti, dialoghiamo con loro, insegniamo loro e riceviamo molto in cambio. Il dialogo educativo passa attraverso i diversi metodi che vengono utilizzati per trasmettere.

Cosa pensi dell’obbligatorietà della didattica a distanza?

“Penso che sia sottointeso che noi docenti dobbiamo fare il possibile per raggiungere i nostri alunni e per una volta mi trovo d’accordo con le indicazioni date, perché credo che la l’aspetto fondamentale sia davvero raggiungere tutti, anche se questo comporta l’utilizzo di diversi mezzi.

Nella mia classe non tutti i bambini erano dotati di un computer inizialmente, quindi, abbiamo messo in campo qualunque mezzo per raggiungerli. Una collega che segue una prima elementare ad esempio, nel primo periodo preparava dei materiali e li lasciava a scuola e la rappresentante, dopo averli recuperati, li distribuiva ai genitori.

Sono d’accordo con l’affermazione per cui la didattica a distanza non può limitarsi esclusivamente all’assegnazione di compiti. Forse in un primo tempo è stato fatto così, io stessa, la prima settimana, pensando che la situazione sarebbe durata qualche giorno, ho dato solo dei compitini. Quando abbiamo capito che la situazione si sarebbe protratta nel tempo, ci siamo interrogati sul modo per raggiungere tutti, su come impostare un dialogo educativo, sul modo di reinventare un dialogo educativo perché certamente con la didattica a distanza  non è facile.

L’aspetto molto positivo è che, giorno per giorno, scopriamo qualcosa insieme ai bambini e questo dialogo educativo passa proprio attraverso i differenti modi di trasmettere e insegnare. 

A scuola leggevo un libro, nel primo pomeriggio, ai bambini. Questo sin dal primo anno della primaria. Ho sempre pensato fosse importante che gli alunni avessero un momento tutto loro, un’abitudine, una coccola e non ho voluto interromperlo in questa quarantena. Sin dalle prime settimane ho inviato degli audio in cui leggevo i capitoli dei libri. E se mancavo un giorno, i bimbi stessi mi chiedevano l’invio.

Un aspetto positivo della didattica a distanza e che permette di creare una didattica individualizzata. Sono la referente dell’inclusione, nella mia scuola e negli anni mi sono resa conto dell’esistenza del mito della personalizzazione della didattica. Ho realizzato con il tempo della reale difficoltà di creare qualcosa di personalizzato, se non ci sono le ore in compresenza o la presenza dell’insegnante di sostegno. In certe classi è attuabile, ma in altre, complesse non è possibile. Questa situazione ci permette davvero di individualizzare. La piattaforma che utilizziamo, Classrom di Google, ci permette di assegnare compiti differenti e di creare diversi corsi.”

Tu fai delle lezioni in presenza, con i tuoi studenti?

“Io sono abbastanza nemica della tecnologia. Inizialmente la mia reazione è stata negativa, poiché non volevo fare lezioni in presenza, se non strettamente necessario. Questo anche perché pensavo a una chiusura più breve della scuola. Sono una persona sempre ottimista.

La mia collega invece, è subito partita e questo è stato positivo perché i bambini hanno avuto questo appuntamento fisso. Io ho sperimentato altre modalità. Agli audio di cui ho parlato prima, nel frattempo, ho aggiunto delle presentazioni in PowerPoint e delle videolezioni in solitaria, registrandosi direttamente sulla piattaforma. 

Ho iniziato a fare le videolezioni nel momento in cui tutti i bambini sono risultati accreditati e in possesso del computer. Nonostante questo, mi rendo conto che non tutti sono raggiungibili facilmente. In generale, la mia collega e io abbiamo una modalità dialogica nell’insegnamento e con l’intera classe in videolezione è molto difficile da attuare questa modalità, per cui, abbiamo diviso la classe in gruppi. Proprio ieri ho sperimentato, con gruppetti di 4/5, il cooperative learning che è uno dei metodi che utilizzo nell’insegnamento e siamo riusciti in due di essi a fare proprio un lavorare in cui io non ero presente. Ero presente ovviamente, ma loro hanno lavorato in autonomia. Questo è un gran risultato. Mi piace molto anche la possibilità di condividere. Penso che tutto quello che è condivisione sia stimolante. Ho insegnato ai miei studenti a fare delle presentazioni PowerPoint e inserendole sul drive, ciascuno di loro può aggiungere la propria parte, può condividere con gli altri. 

Trovo che sia molto difficile  per i genitori stare al di fuori con la didattica a distanza, nel senso che viene spontaneo intervenire. Lo vedo con i miei figli, ascolto inevitabilmente quello che stanno facendo, anche se cerco di dare loro la privacy.

Durante la mia prima lezione è proprio capitato che una mamma sia venuta a farmi una domanda su un aspetto informatico e l’ho mandata via, spiegando alla figlia che avendo poco tempo, voglio proprio essere presente per gli studenti, senza la presenza dei genitori.

Alcuni genitori stanno facendo scuola, come se fossero loro gli alunni, hanno un pochino frainteso, altri invece riescono a supportare i figli senza sostituirsi e altri ancora hanno dei figli completamente autonomi.  Ieri ho avuto quattro ore di lezione di seguito e mio figlio, ha preso il computer e in autonomia lo ha acceso e si è collegato. Capisco che per i compiti sia necessario che gli stia dietro e che gli chieda come sta andando, cosa sta facendo e che lo aiuti se ha delle difficoltà. È importante tenere conto anche degli aspetti emotivi, delle situazioni familiari che stanno vivendo nel momento di emergenza sanitaria e delle situazione di lavoro dei genitori dei nostri alunni, per comprendere al meglio come stanno vivendo i bambini e cosa possono fare in relazione alla scuola”

Hai anticipato in parte una delle domande che ti avrei posto. È stato chiesto un grande sforzo ai genitori, soprattutto a quelli che hanno i figli che frequentano la primaria. Cosa ti senti dire loro? Hai dei consigli da dare?

“I miei studenti sono al quarto anno della primaria e sin dalla prima facciamo informatica in laboratorio, a scuola. Sono bambini abbastanza autonomi con la tecnologia, solitamente e mi aspetto che certe cose riescano a farle, anche in questo momento. Quando abbiamo attivato classroom mi sono illusa che potesse essere utilizzato anche dai miei studenti, in autonomia, per scrivere e scrivermi. Abbiamo anche attivato dei piccoli gruppi in cui in diretta facciamo i compiti insieme. I genitori mi hanno dato delle indicazioni riguardo la consegna dei compiti. Noi abbiamo proprio chiesto di farci sapere se ci sono delle necessità ed esigenze dei bambni e delle famiglie. Loro l’hanno presa molto seriamente, aspetto positivo. Io però sono molto tranquilla perché mi rendo conto che stiamo vivendo una situazione particolare quindi do i compiti e li correggo, tutti, ma se qualcuno non me li consegna non mi arrabbio ovviamente. Sotto richiesta ho organizzato il lavoro settimanalmente. Ci hanno chiesto di fare più videolezioni, ma noi abbiamo spiegato che non ci sembrava la modalità giusta poiché, innanzitutto ci sono bambini che nella videolezione non riescono a entrare o partecipare, poi perché ci sembra un po’ l’effetto televisione. Con la videolezione non si può insegnare, le spiegazioni nuove le ho fatte con i video registrati in solitaria, per permettere loro di averli e poterli rivedere quando ne hanno bisogno. La lezione in presenza deve essere un momento di scambio e di relazione. 

I genitori devono cercare di non sostituirsi ai loro figli e non sentire loro il peso dello studio, dei compiti e della scuola. È nocivo che il genitore senta l’ansia per la scuola. Questo peso è dell’insegnante e io non voglio assolutamente scaricarlo sui genitori. Sono io che ho il peso del fatto che il bambino stia imparando o non stia imparando. Io mi sento in difficoltà se un mio studente mi consegna tutti i compiti perfetti e so che non sono stati fatti da lui. Cosa faccio?

La sostituzione al figlio da parte del genitore porta anche a un grande divario tra i bambini. Il momento dei compiti è importante perché è quello in cui lo studente mette in pratica ciò che è stato spiegato ed è proprio in questo momento che si capisce se ha compreso un argomento o meno. Per questo motivo è importante che i compiti vengano svolti dallo studente.

Fortunatamente le associazioni sul territorio seguono i bambini che non hanno la possibilità di essere seguiti a casa. 

Ci tengo molto al fatto che tutti abbiamo le stesse opportunità. Purtroppo non è così nella realtà e questo si vede maggiormente nella didattica a distanza.

Ho ben scolpita in testa la frase di Don Lorenzo Milano, “dare di più a chi ha di meno” e per me è questo, anche nella didattica a distanza. Dare stimoli a chi non ne ha a casa. Ciò che sto riscontrando è proprio il desiderio da parte dei mie alunni di riceverli quelli stimoli. A scuola non percepivo questo desiderio, adesso invece si.”

Come stanno vivendo i tuoi alunni questo momento?

“Dipende moltissimo da bambino a bambino, me ne accorgo durante le lezioni.

Ci sono bambini più sereni, generalmente quelli che hanno dei fratelli. Ci sono famiglie che hanno vissuto già delle emergenze e questa riescono a gestirla bene, mentre ci sono famiglie che vivono questa situazione con molto disagio emotivo. Bisogna provare a dare risposte a tutti ed essere vicini a tutti.”

Il tuo lavoro come e quanto è cambiato?

È cambiato tantissimo! 

Ho un computer vecchio che non volevo assolutamente cambiare, ma con l’avvento della didattica a distanza sto facendo davvero fatica ad usarlo. Adesso tutto si svolge con l’uso del pc, dalla preparazione dei materiali, alle videolezioni. Le colleghe e io abbiamo creato un momento settimanale dedicato allo scambio di idee, opinioni riguardo certe situazioni. Lo stesso scambio che avveniva a scuola, nei dieci minuti tr auna lezione e l’altra, in cui era possibile confrontarsi. Adesso abbiamo dedicato un momento apposito per lo scambio.  E onestamente trovo le videolezioni estenuanti.”

Come sta vivendo il momento la Sabrina mamma?

“Ho tre figli. I dispositivi mancano. Da mamma direi inadeguatezza dei mezzi tecnologici. I mezzi non sono sufficienti. La tecnologia prende molto tempo ed è difficile staccarsi. Inizialmente non volevo comperare un computer per evitare che tutti stessero con la faccia davanti allo schermo e che si potesse condividere il mezzo. Però non è possibile, è difficile condividere se tutti ne hanno bisogno. Un aspetto positivo è che, anche i ragazzi, sperimentano un utilizzo differente e più consapevole della tecnologia, la tecnologia viene vista come strumento di creazione di sapere.

Cambia la quotidianità, abbiamo dovuto reinventarla.”

Grazie Sabrina per il tuo contributo

“Grazie a voi”

Trovate tutti i contributi al progetto ‘la voce degli “attori” della scuola’ a questo link.

Parole, pensieri, testimonianze.

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