Ci sono ripetizioni e ripetizioni…

È passato da poco il tempo del primo Scrutinio quadrimestrale, momento di valutazione e di ripartenza per gli studenti grandi e piccoli ma anche periodo di ansia e preoccupazione per molti genitori che spesso si interrogano su quale aiuto essi possano dare ai propri figli.

Può essere utile allora proporre alcune considerazioni, a partire da qualche dato statistico pubblicato di recente. Secondo alcune ricerche ben quattro studenti su dieci annoverano una o più insufficienze, in particolare nel primo anno della scuola superiore. Ma ci sono anche ragazzi che ritengono non adeguata la loro valutazione, pur sufficiente e desiderano migliorare le loro “performances”.  Apparentemente sono problemi diversi, in realtà entrambe le casistiche ripropongono una questione di fondo: spesso la scuola non sa, o più probabilmente non può, rispettare le caratteristiche cognitive di ciascun alunno e si limita ad un intervento “sulla media” della classe.

Gli studi recenti di psicologia cognitiva e le neuroscienze dimostrano invece che l’attenzione ai tempi, alle pause, agli stili cognitivi di ciascun ragazzo potrebbe favorire da parte loro un approccio più sereno e partecipe al processo di insegnamento-apprendimento.

 Pensiamo ad esempio al tempo necessario per apprendere, cioè per trasformare un input qualsiasi, un’informazione, in reale apprendimento che però non può avvenire istantaneamente: servono la ripetizione dei concetti, un approccio diversificato, (Gardner parlava di “porte diverse di accesso”), una pausa temporale tra un insegnamento e un altro, una fase di riflessione personale (a questo dovrebbero servire i compiti a casa). Solo così l’apprendimento si realizza, attraverso la riorganizzazione delle conoscenze già possedute, la loro integrazione con le nuove conoscenze e la memorizzazione stabile e duratura.

Pensiamo inoltre al “setting” ovvero al contesto organizzativo più favorevole per l’apprendimento. Accanto al grande gruppo-classe, talvolta eccessivamente grande, è utile talvolta un rapporto più diretto e personalizzato con il docente che, accolte le insicurezze e le potenzialità del ragazzo, può intervenire più facilmente e tempestivamente sulle difficoltà, siano esse di attenzione e concentrazione, di comprensione o semplicemente di comunicazione. In altre situazioni, con altri obiettivi, ad esempio lo studio di uno o più argomenti disciplinari, può essere utile organizzare un piccolo gruppo cooperativo dove ciascuno ha un ruolo e un compito per il raggiungimento di un obiettivo comune, ad esempio l’apprendimento di un capitolo di storia piuttosto che la soluzione di un problema di fisica o di matematica.

Questo è il senso delle cosiddette “ripetizioni” individuali, che semplice ripetizione dell’argomento non dovrebbero essere, bensì occasione di riflessione sul proprio modo di imparare e sulle potenzialità di miglioramento e crescita per ciascuno.

A cura della Dott.ssa Germana Boffo
Pedagogista
Scuola TANDEM Torino

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